QUINTOMORO...COS'HA FATTO ?

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AGGIORNATA AD AGOSTO 2012)

Inizio da…”grandicello” a suonare la chitarra e la tastiera. Allievo del Maestro Beppe Finello, a sua volta allievo di Maurizio Colonna, uno dei migliori chitarristi classici al mondo.E’ lo stesso Finello che mi convinse ad iscrivermi alla Siae, dopo aver letto ed ascoltato le mie prime composizioni, tra una noiosa lezione di solfeggio e una di finger-picking, nella quiete delle campagne chieresi. Ed è sempre Beppe Finello ad innamorarsi dell’idea e del testo di “Quintomoro”, tanto da volerlo suonare ed arrangiare.Ancora oggi, un po’ per pigrizia ed un po’ per possibilità, l’unica versione incisa di “Quintomoro” e della versione in sardo sono quelle suonate, arrangiate ed incise a casa del Maestro una manciata d’anni fa…
Presentai la versione in sardo alla prima edizione del “Festival della canzone sarda”, a Sestu, Cagliari, nel giugno 1998. Voce e chitarra, anche se il mio intento principale è comunque quello di affermarmi come autore, non certamente come cantante.La canzone colpì la giuria, che mi assegnò un incoraggiante “premio della critica”, proprio per lo spessore e l’incisività del testo.

La stesura del testo in sardo venne curata dal prof. Mario Puddu, sicuramente il più eminente “sardologo” vivente, autore tra l’altro dell’autorevole “Ditzionariu de sa Limba e Cultura sarda” (ediz.Condaghes, Cagliari, 2000).Dizionario unico nel suo genere, conta attualmente oltre 90 mila lemmi, è edito in svariate lingue ed ora disponibile anche on-line (www.ditzionariu.org), è ormai un punto di riferimento in tutte le scuole e gli uffici sardi.(Dal 1997 il sardo è riconosciuto come seconda lingua ufficiale dell’isola, ed accettato nei documenti pubblici, segnaletica stradale, scuole etc…).

Da quel fortunato Festival, nacquero nuove amicizie e collaborazioni: pochi mesi dopo, Gigi Sanna (leader degli Istentales), mi contattò per complimentarsi del testo e dell’idea, e chiedendo di poter incidere, in esclusiva, “Quintomoro” con il suo gruppo.Dopo 8 anni tutto giace ancora nel cassetto di Gigi, ma da quell’episodio nacque una bella amicizia e anche una collaborazione “incrociata”: io ho curato la parte grafica di alcuni “settori” del gruppo, e lanciatonuove idee e proposte (in seguito realizzate da altri), loro mi hanno realizzato la base di una canzone, e soprattutto mi hanno fatto realizzare un sogno: sono stato inserito, come ospite, nel concerto che hanno tenuto al Palasport di Torino il 7 Aprile scorso: ho cantato la mia “Quintomoro” davanti a una folla di emigrati sardi, in quel “tempio” della musica che prima di allora mi aveva visto soltanto come spettatore, ad osannare i miei idoli di sempre!

Nel Giugno 99 mi presento al secondo Festival della canzone sarda, alla fiera di Cagliari, (ci fu la “scissione” da quello di Sestu), con un brano, “Limba sarda”, dal testo decisamente interessante, (un vero e proprio incitamento ad usare la Limba, ora che anche la legge lo consentiva, curato sempre dal prof. Puddu), e con la base suonata ed arrangiata proprio da Luciano Pigliaru, tastierista degli Istentales. La canzone fu pressochè ignorata, insieme ad altri artisti isolani di ben altro calibro, come le “Balentes” (quelle di “Cixiri”).Lo stesso festival venne ignorato da stampa e addetti ai lavori, ed immediatamente dimenticato.

Intanto scrivo, scrivo, scrivo…inizio a collaborare come cronista anche per il “Corriere” prima e per “Luna Nuova” poi, 2 giornali locali della cintura ovest di Torino, scrivo alcuni racconti e canzoni per bambini. Nella primavera del 2000, sono ospite in casa-Istentales a Nuoro, per la grande festa-concerto in occasione della presentazione del loro album “Amsicora”, proprio per “Sa die de sa Sardigna”, la festa che il 28 Aprile di ogni anno commemora la storica cacciata dei piemontesi dall’Isola del 1794.3 giorni che segneranno la mia vita, artisticamente ed umanamente. Ospite principale di quei giorni è Pierangelo Bertoli, io divento suo…”accompagnatore” per quei giorni nuoresi, così tra le prove del concerto e un piatto di malloreddus, cerco di “estorcere” al popolare cantautore emiliano preziosissimi consigli sul modo di scrivere i testi.
Galvanizzato dall’esperienza in barbagia, pochi mesi dopo, a Giugno del 2000, torno al festival “buono”, quello di Sestu, in coppia con mia sorella Laura: la canzone è “Bandhidu”, la storia di un latitante che si guarda dentro e sogna una vita “normale”, e il punto di vista della madre, costretta all’angoscia di un’eterna attesa per un figlio “perso” che lei ricorda bambino (Maggiori curiosità su Bandhidu qui).Nel 2003 altro Festival a Sestu, presentato da Ottavio Nieddu in diretta via satellite: piccola grande soddisfazione, la mia famiglia a mille km fa il tifo per me, in “tempo reale”, mentre canto “ Nuscu ‘e murta” in coppia con mia sorella Laura. (continua)

 

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