ParodiA

Ecco la versione in prosa di “ParodiA”. Le parole in rosso contengono dei collegamenti ipertestuali, che conducono al sito, alla foto o al documento citato nella parola in questione.

ParodiA : Non mi ritengo un poeta, di conseguenza trovavo un pò “presuntuoso” definire “poesia” questo mio piccolo omaggio ad Andrea, quindi ParodiA perchè è la...parodia di una poesia, un “umile tentativo di imitazione”, ma anche perchè questo semplice gioco di maiuscole e minuscole altri non indica che il destinatario dei miei versi, ParodiA-ndrea, appunto. Semplice ma efficace, no?

Nella stesura della composizione, sono partito dall’idea che avrei voluto raccontare, nel modo più delicato e poetico possibile, i periodi fondamentali dell’esistenza di questa persona eccezionale: la nascita, la vita, la morte, ed un breve pensiero sul post-mortem.

Le messi dorate

Ed il sole nel sole.

Annaspan, gli ulivi

Nell’aria di sale.

 

Il vento percuote

Fronde e nere coscienze

Di guerra, alle terga,

E d’innanzi speranze.

Queste prime 2 quartine definiscono bene il “dove” ed il “quando” inizia la Vita di Andrea: “Le messi dorate, ed il sole nel sole”, quindi mietitura avvenuta e caldo torrido: siamo in piena estate. “Annaspan, gli ulivi, nell’aria di sale/ Il vento percuote...”: caldo che toglie il respiro, ulivi, mare, vento: anche il “dove” ora non lascia più dubbi, è la Sardegna.

“Il vento percuote fronde e nere coscienze/ Di guerra alle terga, e d’innanzi speranze”:

Le “nere coscienze” sono quelle fasciste, in un’ Italia che si sta risollevando faticosamente dalle macerie di una lunga e sanguinosa guerra, e guarda il futuro speranzosa: è il secondo dopoguerra.

Il cerchio si chiude: siamo in Sardegna, precisamente a Porto Torres, ed è il 18 Luglio 1955.

Così il mondo t’accolse

In quel giorno lontano

E il tuo canto l’avvolse

Armonioso, sereno.

Non credo che questa quartina necessiti di molte spiegazioni...Andrea ha iniziato praticamente prima a cantare che a parlare, e ciò dice già tutto!

Mille giorni di mare,

Cento canti d’Amore

E quattro chicchi di grano

Per le messi a venire.

Andrea ed il mare: un inscindibile binomio. Appassionato sub, prima allievo poi insegnante (il più giovane d’Italia) dell’Istituto Tecnico Nautico di Porto Torres, il mare e la musica erano la sua vita.

“Cento canti d’amore” , oltre che per le innumerevoli canzoni cantate da Andrea, è anche una umile “autocitazione” del sottoscritto:”Chentu cantos” (“Cento canti”, appunto) è il titolo della canzone che ho scritto per lui dopo essere stato molto colpito da una situazione particolare.

“E quattro chicchi di grano per le messi a venire”sono i quattro figli (Luca, Alessia, Antea e Lara, in ordine di...”apparizione”) di Andrea, quindi la continuità, il futuro.

Prematuro, l’autunno:

Foglie rosse sul viale

Che preannunciano un sonno

Di stupore, e di fiele.

L’autunno...la stagione che porta alla “morte” della natura, in questo caso prematura: le “foglie rosse” non dovrebbero stare sul viale, perchè non ancora pronte a cadere, sono quelle gialle che cadono...
Il “sonno di stupore e di fiele”, cioè l’arrivo dell’inaspettata malattia e la conseguente morte, con l’amarezza di non avere la possibilità di continuare il proprio cammino, di non poter concludere le cose iniziate, di non poter “mangiare le fragole del proprio orto, nella primaverà che verrà”, per usare parole sue.

Tra le spighe e le foglie

Dieci lustri d’incanto

Ed un anno agrodolce

Dall’esordio gaudente,

E l’epilogo in pianto.

“Tra le spighe e le foglie/Dieci lustri d’incanto”, cioè tra le messi iniziali (la sua nascita) e le foglie (la sua scomparsa), cinquant’anni di vita serena.

Poi, “un anno agrodolce”, il cinquantunesimo, che inizia con la notizia della nuova imminente paternità (sarà poi Lara, 17 Giugno), e si conclude con la morte, il 17 Ottobre 2006.

Questa è l’unica “non-quartina” , o meglio “quartina anomala” se mi concedete il termine. Lo è di proposito, anche nella forma appositamente dissimile e decentrata rispetto alle altre, perché quell’anno “agrodolce” è l’elemento che sconvolge tutto e tutti, la vita di Andrea e di chi lo circonda, quindi volevo in qualche modo creare un punto di “distorsione”, un contrasto, che facesse fermare a riflettere un attimo in più, in quel punto della poesia.

La quartina conclusiva, dedicata al post-mortem, è stata la più combattuta e travagliata, nella sua stesura:

Stormi rosa nel cielo

Verso nuovi orizzonti

Accompagnano il volo

Degli eterni tuoi canti.

Andrea viveva a Quartu S.Elena, a poca distanza dallo Stagno di Molentargius, dove vivono e nidificano i fenicotteri rosa.

Nell’ultimo periodo della sua vita, lui si autodefiniva un “fenicottero”, per la sua leggerezza corporea, dovuta al dimagrimento spropositato ed innaturale causato dalla malattia, e per la sua “voglia di volare”. In Campidanese, i fenicotteri rosa vengono chiamati popolarmente “Genti arrubia” (popolo rosso): subito dopo la scomparsa di Andrea, si è formato spontaneamente, per mezzo del guestbook del suo sito ufficiale, un gruppo di nuovi e vecchi sostenitori, che si sono uniti con l’intento di mantenere viva la memoria di Andrea, e di espandere ulteriormente la sua fama e le sue opere “verso nuovi orizzonti”.Questo gruppo si è denominato, appunto, "Sa Genti Arrubia". (...)

Fino a pochi attimi prima della pubblicazione, gli “stormi rosa” dell’ultima quartina erano “rossi”, poi ho deciso di…cambiare colore, perché mi suonava come una ripetizione, avevo usato lo stesso aggettivo poche righe prima, per definire le foglie.

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